7 / 10 luglio 2017
All’ancora a Fakarava inaspettata (?), arriva la resa dei conti.
Dopo esser scesi a terra e aver cercato inutilmente frutta o verdura fresca nei due striminziti markets del paesino, torniamo a bordo sconsolati.
Si va avanti a scatolette anche qua…
La signora che gestisce la lavatrice (18€ /10kg) procura anche le uova fresche: un lusso estremo, sia le uova che la lavatrice!
Unica opportunità: alle 4 del mattino , e non più tardi che si rimane a bocca asciutta,andare all’assalto della piccola nave che arriva da Tahiti con le provviste per i residenti.
Le Tuamotu sono senza dubbio un paradiso per chi ama le immersioni , ma noi due ci ritroviamo, nervosi e insoddisfatti, a patire la fame. In due mesi abbiamo perso dieci chili….
Così , guardandoci francamente negli occhi e in fondo al cuore,per tre giorni di fila, spesso con le lacrime agli occhi , mettiamo a nudo tutti i pro e i contro di questi quattro anni a bordo del Paddy Boy.
Abbiamo incontrato molti uomini soli, più anziani di noi che stanno navigando su barche antiche : più coraggiosi , più “giovani dentro “ ?
Forse, ma , a volte,la cruda realtà è che a loro manca un’alternativa , un “piano B”.Non hanno i mezzi per mantenersi sulla terraferma e dalla vendita della barca non ricaverebberro un granchè, quindi continuano serenamente la loro avventura .
Siamo sinceri con noi stessi e non ci risparmiamo l’autocritica più spietata.
Qual’è il punto focale ? Non ci stiamo divertendo più.
Le scomodità degli ancoraggi rollanti,dell’acqua marron che non puoi dissalare, la costante preoccupazione per le condizioni meteo, la mancanza di cibo sano, le lunghe navigazioni ,l’idea di dover investire almeno altri 20.000€ sulla barca ci stanno facendo cambiare idea sul giro del mondo.
Abbiamo visto tanto, conosciuto persone magnifiche, imparato usi e costumi a noi totalmente estranei : siamo contenti, ma ...
Proseguire la navigazione significa accettare altri sacrifici e sempre nuove spese .
Dalla Polinesia francese, muovendoci verso Ovest ci aspettano isole incantate ma poverissime e navigazioni impegnative, come quella che dovremmo affrontare se decidessimo di trascorrere la stagione delle piogge e dei cicloni,da dicembre ad aprile, in Nuova Zelanda.
Chi ce lo fa fare ?
E’ pesante ammettere che non abbiamo più voglia di “notturne” perchè non sempre significano cielo stellato , luna piena e mare liscio come l’olio...anzi!
Devo essere onesta con me stessa : quattro anni di vita in barca non mi hanno trasformato in un “ lupo di mare”.
Non so portare la barca :so eseguire gli ordini dello Skipper quindi conosco le varie manovre a menadito, ma se mi trovo in una situazione di emergenza il mio sangue freddo “evapora” ….
Non è mai scattato in me l’interesse per l’ esatta regolazione delle vele o per la conoscenza approfondita della”sala motore “ , tantomeno per l’elettronica di bordo.
Ho tentato l’avventura della radio SSB considerandola essenziale alle comunicazioni quando Internet non c’è: dopo quattro anni di alti e bassi e una spesa di oltre 7000€ tra radio, antenna bipolo,accordatore, antenna tessile, ecc. ,mi sono arresa!
Un telefono satellitare avrebbe risolto il problema dall’inizio con meno spesa e più soddisfazione.
Non vado in giro da sola con il dinghi: se il motore si spegne sono nella ….!
Rispettare i turni di notte è un’utopia : se posso li evito e sto all’erta dall’alba al tramonto.
Quindi Robi si accolla l’intera responsabilità della navigazione al buio…
Dormicchia,o piuttosto“sviene” in pozzetto :ogni mezz’ora , grazie al timer della cucina, controlla la rotta con il GPS e il pilota automatico e torna a dormire.Questo se non piove a dirotto sotto ad un “groppo”di passaggio e se il mare grosso non ti scodella giù dalla panca dove sei legato con una cima di sicurezza.
I dieci giorni di traversata, con vento e mare contro, da Panama alle Galapagos ,ce li ricordiamo ancora:il pavimento del corridoio della cucina era l’unico posto “fermo” del Paddy Boy su cui ci si sdraiava per riposare un pò…
Ma allora, perchè diavolo ho scelto ‘sta vita ?
Perchè mi sono illusa che sarebbe stata una vacanza infinita, ricca di prospettive entusiasmanti ,di incontri e paesaggi imperdibili, di esperienze gratificanti e irrinunciabili…
In parte è stato veramente così, ma il rovescio della medaglia con lunghe soste in cantiere almeno una volta all’anno e continue spese di manutenzione, alla fine ha ridimensionato in maniera pesante le mie rosee aspettative.
Il Paddy Boy è la mia casa.
Ci sto bene, lo amo, ma l’ho sempre considerato soltanto un mezzo di trasporto , non il fine ultimo del viaggio .
Per capirci:mi piace arrivare in un posto nuovo e scendere a terra per esplorarlo, sperando che la navigazione sia la più breve possibile !
Come sono arrivata fin qua, percorrendo le 16000 miglia(32000 km circa) documentate dal GPS, nonostante queste premesse?
Semplice: mi piace viaggiare, sono curiosa e voglio vedere il mondo con i miei occhi.
Voglio imparare, conoscere, tener vivo il cervello !
Voglio che questa mia unica vita abbia un sapore “unico”!
Non rinnego niente di questi quattro anni per mare e , di sicuro, non rimpiango la vita di cttà.
Ma, se il sacrificio in termini di salute e denaro supera la soddisfazione finale, i conti non tornano più.
Robi, con motivazioni molto simili alle mie, è giunto alle stesse conclusioni: c’è bisogno di un cambiamento di programma.
I tre giorni a Fakarava sono stati i più tristi di tutta la nostra vita a bordo del Paddy Boy: abbiamo litigato, pianto, passato notti insonni….poi la decisione di abbandonare gli amici, salpare l’ancora e puntare su Tahiti.
230 miglia senza un alito di vento ,tutte a motore,malinconiche…con un cielo grigio pallido...
...Robi ed io distanti...
Come se non bastasse , durante la navigazione ha anche iniziato a farmi male un dente!